Ubaghetta 450m s.l.m.
Un tempo frazione del comune di Ubaga insieme a Montecalvo, che nel 1876 fu aggregato al comune di Borghetto d'Arroscia. Arroccato sul crinale che dal lato della torre di Ubaga(m870) e il monte Riondo scendendo dal monte Spendega, (rian du Fussau ) precipita sull’Arroscia., nel punto in cui il fiume è nel territorio di Canata Fraz. di Ranzo. La si raggiunge da fondovalle, infatti, da un ponte che in frazione Canata attraversa l’Arroscia, oppure da una strada comunale da Ubaga o anche da una strada interpoderale sterrata che attraversa il bosco tra Ubaga e Ubaghetta.
Ubaghetta è uno dei tanti paesi che hanno subito dopo la guerra il decremento demografico. Il suo nome deriva da Ubages, in dialetto, significa umido, terra d’ombra, come Ubaga, paese confinante ma Ubaghetta invece deve probabilmente il suo nome, ingentilito dal vezzeggiativo, alla sua migliore esposizione al sole.
Nelle memorie degli anziani del paese si narra di antiche storie, per esempio i sacerdoti che volevano essere assegnati a Ubaghetta «perché facevano la vita da signori», vale a dire mangiavano regolarmente e non sempre castagne (storicamente alimento base dei liguri di montagna).
Non mancano le storie sulla Resistenza e i partigiani che durante la guerra di Liberazione fecero base a Ubaghetta al comando di Fra’ Diavolo (Luigi Fiori)
Cosi come non mancano riferimenti alle leggende in particolare alle basùre, che venivano definite «le cugine delle streghe di Triora, un po’ più giocherellone, un po’ più mattacchione». “Urtà”, una piccola valle con un sentiero che unisce Ubaga e Ubaghetta, con tre grandi querce disposte a triangolo (purtroppo abbattute negli anni ’50), era il luogo in cui, ogni plenilunio, leggenda narra si riunissero le basùre, che sotto la forma di caprette bianche si divertivano a spaventare chi passava di là nella notte proibita.
Ad oggi Ubaghetta sta subendo una lieve ma incoraggiante inversione demografica, con famiglie che sono tornate a viverci: in particolare chi ha avviato aziende agricole (aglio di Vessalico , olive e piante verdi ornamentali e aromatiche trainano l’economia della frazione ) cosi come la silvicoltura con giovani boscaioli che la praticano e vivono di conseguenza nel luogo.